I giocatori lasciati da soli, dov'è la società?

30.10.2024 00:01 di  Alessandro Carducci  Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
I giocatori lasciati da soli, dov'è la società?
© foto di Emiliano Tomasini

Finora, è la stagione probabilmente peggiore degli ultimi 20 anni, in corsa con la stagione 2004-05, quella dei 5 allenatori. Nulla sembra andare per il verso giusto, dagli aspetti tecnico-tattici agli episodi arbitrali, in più con una contestazione che non si vedeva da anni e con zero prospettive nell’immediato. Non è pessimismo, è realtà. Ed è incredibile come i Friedkin siano riusciti a farsi contestare, nonostante la grande quantità di soldi immessi nella Roma dal loro arrivo. Pochi, grandi, enormi, errori hanno fatto precipitare il loro gradimento nella Capitale. Una Capitale vuota, una Trigoria deserta, fredda, con il solo Ghisolfi a provare a reggere la baracca.

GHISOLFI NON BASTA - Il dirigente francese ha commesso qualche errore sul mercato (la fascia destra è veramente desolante), ma ora è chiamato a sostenere il peso di rappresentare una società inesistente. Inesistente nel senso stretto del termine, che non esiste, non c’è. Dopo l’addio del CEO Souloukou, non è ancora arrivato nessuno. Con i Friedkin fisicamente presenti meno di prima, manca letteralmente qualcuno a rappresentare la società, se non Ghisolfi, arrivato però pochi mesi fa, e che dovrebbe fare da scudo a un allenatore arrivato ancora dopo, Juric, l’ultimo dei responsabili (ma non privo di colpe).
Ghisolfi non ha il nome, l’esperienza, il curriculum, le spalle per essere mediaticamente autorevole. Non per colpa sua, lo sottolineiamo, ma non è il Marotta della situazione, così come Juric non è Mourinho che, da solo, poteva contemporaneamente difendere la società, i giocatori e se stesso, senza nemmeno sforzarsi troppo.

I MOTIVI DELLA DISCUSSIONE TRA PELLEGRINI E GHISOLFI - Dov’è la società, quindi? Se lo chiedono i tifosi e anche i giocatori ed è la domanda che Lorenzo Pellegrini ha posto a un arrabbiato Ghisolfi che, nel post partita di Firenze, ha parlato sottolineando che certe prestazioni non sono da Roma. Pellegrini ha risposto esprimendo un pensiero comune a molti giocatori, tifosi e addetti ai lavori, e cioè che la squadra è stata lasciata sola dalla società.
Chi ha ragione? Entrambi, attenzione. Ha ragione Ghisolfi perché la Roma non può giocare come fatto a Firenze, ma ha ragione anche Pellegrini perché, dopo aver cacciato un allenatore che nessuno (tranne una persona che ora, fortunatamente, non è più a Trigoria) voleva cacciare, la proprietà è sparita, a eccezione di un freddo e crudo comunicato.

IL RUOLO DEL CAPITANO - Pellegrini sta provando ad aiutare, sia in campo, sia fuori, mettendoci la faccia più volte davanti alle telecamere e mettendosi a disposizione anche fuori dal campo, mancando qualsiasi tipo di figura autorevole con esperienza e conoscenza di Roma e della Roma. D’altronde, con un allenatore arrivato da un mese, un dirigente da meno di 6 mesi e il resto della società assente, tocca al capitano cercare di dare una mano. In campo non sta rendendo come dovrebbe e, purtroppo, è in buonissima compagnia perché è evidente che, a parte rare eccezioni, tutti stanno giocando ben al di sotto di quanto potrebbero.

SOSTENERE UNA SQUADRA SFILACCIATA E DEMORALIZZATA - I tifosi sono, ovviamente, arrabbiati, molto arrabbiati, ed è il minimo per come si sta sviluppando la stagione e per come viene gestita la Roma. I giocatori ora sono soli, abbandonati al loro destino mentre il tecnico deve affrontare una crisi di rigetto da parte di una squadra che mai avrebbe voluto la cacciata di De Rossi. E, si sa, il gioco di Juric prevede che i giocatori si fidino e si affidino totalmente, cosa al momento molto complicata da immaginare. La speranza è che lo straordinario amore della gente possa spingere i calciatori a uscire dalle sabbie mobili che stanno inghiottendo ogni goccia di ambizione. Solo i tifosi possono provare a compattare ciò che altri, dall’alto, hanno sfasciato. È una speranza, forse l’ultima, per salvare una stagione maledetta.